Itinerari a piedi
Qui puoi trovare tutti i sentieri da fare a piedi a Mezzocorona.
Se venite in macchina, potete lasciare la macchina nel nostro parcheggio gratuito e recintato.
SENTIERO MEZZOCORONA – MONTE
Mezzocorona (dalla funivia) – Monte: ore 1.30
Difficoltà: EE – escursionisti esperti. La seconda parte dell’itinerario richiede attenzione, in particolare in discesa, per qualche tratto esposto sulle balze rocciose sommitali e lungo la Val del Piaget.
Sentiero che dal centro abitato di Mezzocorona conduce al Monte
Sentiero n. 500
Dislivello m. 635
Panorama mozzafiato, arrivo in una zona verde e rilassante, possibilità di modulare le diverse esigenze (chi ha bambini davvero piccoli può usare la funivia, chi vuol camminare può seguire le indicazioni qui proposte, chi vuole fare una facile arrampicata sportiva può salire lungo il Burrone Giovannelli – vedi escursione numero 25 nella sezione “Per i più avventurosi”), vicinanza alla città di Trento, fanno di questa gita un’esperienza estremamente gradevole.
Itinerario
Si parte a Mezzocorona, dalla stazione a valle della funivia e ben presto si inizia a salire sul sentiero segnavia n° 504. Ad ogni tornante, la vista si allarga e si ha la sensazione tangibile di “macinare” salita. È un percorso impegnativo, ma non ci si deve scoraggiare: in compagnia tutto diventa più facile. Per la cronaca, questa gita è stata testata su un gruppo di ragazzini il più piccolo dei quali aveva quattro anni; che si è fatto portare in spalla solo negli ultimi 20 m di dislivello! Il sentiero è ben segnato, ed offre panorami incantevoli.
Per salire ci si impiega circa 2 ore 30 min. mentre la discesa la si effettua in 2 ore. D’estate può essere molto caldo, quindi evitate le ore centrali. Arrivati in quota vi sono un paio di
ristoranti, ma è vivamente consigliata la prenotazione (è successo, una domenica di primavera, di dover addirittura discutere per ottenere qualche pezzo di pane “almeno per i bambini”). Per evitare sorprese, portare il pranzo al sacco.
Dall’altopiano, parte un nuovo sentiero didattico forestale, detto degli “Erti” o delle “Confidenze” (perché una volta in questa zona si davano appuntamento gli innamorati), che sintetizza i vari tipi di bosco presenti: i sedici punti di sosta numerati illustrano gli aspetti particolari del bosco, come la vegetazione tipica dell’ambiente che ama un clima caldo (orniello, carpino nero, pino silvestre con sottobosco di erica erbacea e ginestra), gli scivoli che i boscaioli usavano per il trasporto dei tronchi, il vischio, un albero che rivela il nido di una civetta, gli anelli che segnano l’età degli alberi (è l’alternanza delle stagioni che crea quest’effetto di righe concentriche), un punto di avvistamento della fauna: capriolo, camoscio, volpe, tasso, lepre, cervo.
La partenza del sentiero didattico si trova lungo la strada forestale “Longhe” che collega il paese di Mezzocorona con la località “Spiazzi del Monte” e successivamente con la Malga Kraun.
Il sentiero presenta uno sviluppo complessivo di circa 600 metri ed un dislivello di 50 metri, ed è stato disegnato sul territorio con l’intenzione di renderlo fruibile al maggior numero di persone possibile, eliminando gli ostacoli più evidenti ed attenuando il più possibile i tratti pendenti. Il progetto ha visto il coinvolgimento dei ragazzi della Scuola Media Statale E. Chini di Mezzocorona e il volumetto con i dati sul sentiero può essere richiesto al Comune di Mezzocorona o al Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento.
VARIANTE
Dal Monte di Mezzocorona parte anche la gita a Malga Kraun e al Vecchio Candelabro, un impressionante abete con i rami “a candelabro” (andata, circa 1 ora e 45 min.; ritorno circa 1 ora e 15 min.).
L’albero è uno dei monumenti vegetali del Trentino, ma è ormai morto. Il tragitto è comunque divertente perché ricco di traversate: è consigliato a bambini sopra i sei anni perché vi sono tratti un po’ esposti.
FERRATA BURONE GIOVANNELLI
Tempi di percorrenza
1. Mezzocorona paese – località Ischia: ore 0.30 a piedi o 5 minuti in auto
2. località Ischia – Bait dei Manzi: ore 2.00 (+ 0,40 per arrivare alla località Monte)
Difficoltà EEA escursionisti esperti con attrezzatura.
Percorso attrezzato, le lunghe scale richiedono fermezza di piede e assenza di vertigini. Obbligatori casco e kit completo da ferrata.
N.B.: Da “Bait dei Manzi” è possibile raggiungere attraverso il sentiero nr. 506 il “Bait dei Aiseli” (mt. 1416) e da quì collegarsi al sentiero nr. 500 che porta a Cima Roccapiana (vedi sezione giro delle cime) o scendere nuovamente al Monte percorrendo il sentiero 500 in discesa.
Tempi di percorrenza (Bait Manzi – Bait Aiseli) ore 1,30. Dislivello in salita mt. 550.
Via attrezzata con dislivello di 650 metri che si inerpica lungo una selvaggia gola fra le pareti del Monte di Mezzocorona.
Sentiero n. 505
Dislivello m. 629
Itinerario
Il Burrone Giovannelli è un noto percorso attrezzato che dalla località Ischia di Mezzocorona porta al Monte attraverso una profonda spaccatura nella montagna.
Dalla località Ischia, a 2 km. da Mezzocorona (parcheggio), un ripido sentiero risale lo zoccolo roccioso fino alla base della parete strapiombante per poi proseguire all’interno della profonda forra (la parte iniziale del sentiero può essere più interessante seguendo la “variante difficile” segnavia 505A che con una lunga scala permette di superare un risalto roccioso nei pressi di una cascata).
Funi, staffe e scalette agevolano il percorso in un ambiente di grande suggestione.
Dopo aver oltrepassato una grande cascata ed avere superato alcuni risalti rocciosi, una lunga scala permette di uscire dalla forra ed inoltrarsi nel bosco fino a raggiungere la loc. Bait dei Manzi (m. 858) con bivacco sempre aperto.
Seguendo la strada forestale (segnavia 506) si arriva al Monte di Mezzocorona (m. 891), mentre nella direzione opposta la Strada delle Longhe scende al punto di partenza.
BAIT DEI MANZI
Punto di partenza: Monte di Mezzocorona (b. 500, 891 m)
Punto di arrivo: Bait dei Aiseli (b. 500, 1416 m)
Difficoltà E (Escursionistico)
Itinerario
Percorso nella prima parte Monte – Bait dei Manzi adatto anche ai bambini, che porta a scoprire il solitario vallone boscoso che dal Bait dei Manzi si innalza verso la conca degli Aiseli.
Dal Monte di Mezzocorona (b. 500, 891 m), raggiungibile dal paese in funivia o a piedi (itinerario Mezzocorona – Monte, 1.45 h, non adatto ai bambini), si seguono le indicazioni nei pressi dei campi da tennis per il Bait dei Manzi (sentiero SAT 506).
Su strada sterrata in direzione ovest, il percorso costeggia la Val de la Vila e, attraverso il bosco della Las, raggiunge il Bait dei Manzi (b. 505, 858 m, 0.40 h). Di qui (itinerario ora non più Family) i segnavia conducono lungo una strada forestale che si alza nel bosco brevemente e poi corre in piano poco sopra. Ad un primo bivio il sentiero prende a destra, proseguendo nel bosco e raggiungendo uno spiazzo dove termina la strada forestale poco prima abbandonata.
Il percorso imbocca ora un evidente tovo, che conduce in una valletta dal fondo lavorato dalle piogge abbondanti; si mantiene poi sulla destra ed in prossimità della fine della stessa la attraversa per seguire la traccia che sale zigzagando su una costa boscosa.
Si sale lungamente su questa dorsale e, raggiunta una zona fangosa (ex sorgente), si supera l’ultimo tratto di salita che porta allo spiazzo erboso degli Aiseli, dove si trova l’omonima baita che funge da ricovero di fortuna (b. 500, 1416 m, 1.30 h).
Di qui si può proseguire per altri itinerari oppure fare rientro al punto di partenza dal sentiero SAT 500 (1.15 h) o dallo stesso percorso (1.50 h).
STRADA DELLE LONGHE
Ripida strada lastricata che porta al Monte partendo dalla località Ischia di Mezzocorona.La percorrenza dei veicoli (4×4) è disciplinata dall’ordinanza sindacale nr. 35 – prot. nr. 5793 dd. 10 maggio 2011Fra le altre cose vi è il divieto di transito a tutti i veicoli per tutta la strada “delle Longhe” nel tratto Ischia-Kraun nei sottoindicati orari e periodi:
- mese di aprile, maggio, giugno e luglio nei giorni di domenica e festivi dalle ore 9,00 alle ore 18,00;
- mese di agosto nei giorni di sabato, domenica e festivi dalle 9,00 alle 18,00
Itinerario
L’unica strada che collega il Monte con Mezzocorona; la ripidezza del percorso la rende adatta ai soli mezzi fuoristrada (la circolazione è però regolamentata).
Costituisce anche una alternativa per la salita al Monte rispetto ai tradizionali sentieri del Burrone Giovanelli o del sentiero n. 500.
Attraversato un incrocio continua sulla strada in salita, trovando una sbarra con le limitazioni alla circolazione.
Dopo poco l’asfalto lascia il posto ai caratteristici “smoleri” in porfido con il percorso che diventa via via sempre più ripido e panoramico.
Dopo la “cros” culmine della pendenza, la strada ritorna nel bosco proseguendo con pendenze più moderate e qualche tratto pianeggiante, passando alta sopra la gola del Burrone Giovanelli, fino al Bait dei Manzi (m. 858).
Da li seguendo sempre la strada forestale (segnavia 506) raggiunge il Monte (m. 891) attraverso il bosco della “Las”.
Dislivello: in salita m. 700
Tempi di percorrenza:
dalla località Ischia al Bait dei Manzi ore 1,30 (+ 0,40 per arrivare al Monte)
Difficoltà: E – escursionistico
CIMA ROCCAPIANA (GIRO DELLE CIME)
Lunga camminata su sentiero, che da Mezzocorona porta fino a Cima Roccapiana la vetta più alta delle Cime di Vigo
Sentiero n. 500 – 518 – 507
Dislivello in salita e in discesa metri 1.000
Lungo itinerario circolare che porta a scoprire ampi panorami sulla Valle dell’Adige e sulla Valle di Non. Da Cima Roccapiana (mt. 1873) veduta a 360° su tutti i più importanti gruppi montuosi del Trentino Alto Adige.
Dalla località Monte (mt. 891) il sentiero nr. 500 conduce fino alla località Plon, dove si stacca dalla strada forestale per proseguire fino al Bait dei Aiseli (mt. 1416), il sentiero nr. 500 prosegue in direzione di Malga Bodrina (mt. 1566), da qui, sempre con vista sulla Valle di Non, si raggiunge la Cima Roccapiana (mt. 1873).
Dalla Cima il sentiero nr. 518 cala ripidamente sul versante della Valle dell’Adige fino alla sottostante Malga Kraun (mt. 1222), da qui il segnavia nr. 507 porta nuovamente alla località Monte.
Tempi di percorrenza il giro completo richiede circa ore 6
Difficoltà: EE (escursionisti esperti).
La lunghezza del percorso, i ripidi pendii attraversati per raggiungere Malga Bodrina, la discesa verso Malga Kraun richiedono la dovuta attenzione.
MONTE – MALGA KRAUN
Rilassante passeggiata tra i boschi, in gran parte su strada sterrata, dalla località Monte agli ampi prati di Malga Kraun
L’itinerario segue per lunghi tratti la strada forestale che conduce a Malga Kraun (m. 1222), rifugio con apertura stagionale (cucina tipica trentina con possibilità di pernottamento).
Dal Monte di Mezzocorona (m. 891) il percorso passa nei pressi dell’albergo Tre Cime e del grande tronco di tiglio schiantato. Oltrepassate le ultime case, la strada costeggia la profonda Val del Piaget e si alza fino al pianoro boscoso della “Plon”.
Il percorso in diversi tratti, (tutti ben segnalati) lascia la strada forestale per seguire il sentiero ora n. 507. Raggiunta la Val Freda una ultima deviazione risparmia la discesa e la risalita della parte alta della stessa. Ritornato sulla strada forestale, il percorso, prosegue in salita fino ai prati della malga che si scorge in posizione panoramica. Dopo qualche tratto nel bosco la strada prosegue nei pascoli raggiungendo il Rifugio Malga Kraun (m. 1.222). Poco prima di arrivare all’ampio pascolo, nei pressi di una curva, una deviazione (indicazioni) porta a seguire il sentiero “Magia del bosco” che si snoda fra sculture in legno fino ai resti monumentali dell’albero a candelabro di Malga Kraun e, di lì in breve al rifugio.
Sentiero n. 500 – 507
Dislivello monte – malga Kraun m. 350
Tempi di percorrenza:
1. Monte – Malga Kraun: ore 1.30 (poco più seguendo il sentiero “magia del bosco”)
2. Difficoltà: E – escursionistico
Note: Da Malga Kraun si può raggiungere la panoramica Cima Roccapiana (m. 1873) Dislivello m. 650 – Tempi: ore 1,45 – Difficoltà EE- escursionisti esperti (segnavia 518)
FERRATA CADINO
PERCORSO STRADALE
Percorrendo l’autostrada A22 uscire a San Michele all’Adige ed oltrepassato il casello proseguire a sinistra mantenendola anche dopo il ponte in direzione Bolzano-Salorno. Si percorrono circa 4km sino a raggiungere la località Cadino dove immediatamente a sinistra si trova un grande parcheggio del ristorante Al Cadino. Parcheggiare ed attraversare la strada dove di fronte si trova il sentiero per l’attacco con tabellone dimostrativo .
AVVICINAMENTO
Il sentiero n.490,in avvicinamento all’attacco,inizia subito con ripidità sostenuta costeggiando alla sinistra il torrente . A breve si incontra un bivio con chiara segnaletica alla sinistra del quale arriva il sentiero di ritorno mentre a destra si prosegue per l’attacco; si oltrepassa il torrente portandosi cosi sulla sponda destra (nel senso del nostro cammino),si entra nella fitta boscaglia e in circa 20′ dal parcheggio si giunge ad una comoda panca in legno dove è possibile indossare l’imbrago visto che a pochi metri vi sono le prime funi metalliche.
Alcuni metri in leggera discesa traversando a sinistra fino a sfiorare l’acqua, pochi passi sui massi per portarsi sull’altra sponda del Rio e la fune che parte molto verticale su roccia solida, gradinata e ricca di appoggi artificiali. Si “attacca” la via con l’ausilio di alcune staffe metalliche e dopo un breve passaggio dove si sfruttano i buoni appoggi della roccia si continua la salita lungo una serie di altre staffe metalliche fino a giungere,dopo 7-8mt,ad una cengia . Si aggira un breve traverso con l’ausilio anche di una staffa metallica alla base di un diedro inclinato denominato, salto dei Caprioli, caratterizzato da roccia piuttosto levigata ma con ottimi appoggi per i piedi, tra i quali, anche artificiali. Si inizia con semplici gradoni, poi una staffa ed alcuni metri di divertente progressione su roccia fino all’uscita dove si trova una breve serie di staffe fin troppo numerose ; attenzione al materiale detritico all’uscita del diedro. A destra si percorre la breve cengia terrosa sempre protetta con cavo mentre alle nostre spalle la visuale spazia verso l’ampia Val d’Adige . Pochi metri lungo la cengia in questione ed a sinistra si trova una paretina verticale ed esposta che inizia con una breve placchetta che rappresenta uno dei rari passaggi in cui è richiesto un certo impegno per raggiungere in un attimo le nuove attrezzature metalliche che hanno ridotto parecchio le difficoltà che caratterizzavano molti tratti di questa via tra i quali sicuramente, questo. Raggiunte quindi le staffe, la progressione diventa semplice e si possono alternare passaggi su appoggi artificiali a passaggi su roccia, peraltro compatta, per cercare un minimo di soddisfazione nella risalita. Da notare la presenza di un “captatore” per evitare l’eventuale rottura del moschettone in caso di caduta. Si esce su un pulpitino panoramico ,non a caso denominato “Belvedere” ,e con un sentiero, in salita, si lascia temporaneamente il corso del Rio per rientrarvi poi scendendo in traversata obliqua costantemente assicurata con cavo.
Nel punto basso della discesa -ambiente suggestivo – ci si ritrova a spostarsi ,per la prima volta, sul lato destro -nel senso della salita- ,del Rio e ad affrontare un breve spigolo che dopo 3-4mt porta sulla sinistra della parete da dove si inizia una lunga traversata,internamente al torrente,a tratti esposta che ora,dopo l’inserzione delle nuove staffe ,ha ridotto di molto le proprie difficoltà.
Nella parte finale,il traverso piega nettamente a destra ritrovandosi così alcuni metri in salita verticale anche se piuttosto “appoggiati” giungendo su comodo sentiero boschivo che si inerpica verso il vicino “passaggio dei Gabbiani” a quota 435mt mentre sotto di noi è visibile il parcheggio dal quale si è partiti.
Il passaggio in questione,prima del restyling, era considerato uno dei passaggi chiave della Ferrata in quanto l’aggiramento dell’esposto spigolo richiedeva piede fermo ed una certa tenuta sulle braccia visto che erano presenti solo 2-3 pioli metallici al termine del traverso; ora,anche qui,la serie di staffe ha agevolato il tutto e del “passaggio dei gabbiani” è rimasto solo il brivido dell’esposizione.
Si inizia dunque,al termine del sentiero,in decisa esposizione e l’ottima tensione del nuovo cavo risulta particolarmente efficace e rassicurante; ci si avvicina allo spigolo,che si supera tramite l’ausilio di staffe , e si trova,al di là di quest’ultimo,inizialmente un lungo ed esposto traverso di una decina di metri in leggera salita, sempre, più che attrezzato poi la gola del Rio si stringe e la Via è caratterizzata da un continuo alternarsi tra brevissimi passaggi in verticale ed altri in traversata. Giunti in uno slargo della gola si si può riposare prima di proseguire il percorso sulla parete sinistra del torrente dove la gola si stringe ulteriormente e si risalgono i primi 4-5mt verticali e su roccia molto servita da staffe, si traversa brevemente a destra e dopo un facile passaggio verticale si giunge ad un bivio dove un’apposita segnaletica indica la possibilità di interrompere la Via con un’uscita di emergenza o proseguire.
La prosecuzione della Via comporta il superamento di alcune facili roccette un po’ “sporche” in un ambiente semiboschivo e dopo aver camminato per alcuni metri tra grossi massi caratteristici -a destra la grotta del Basalisc 465mt- ,si giunge,in un anfiteatro naturale,curioso e suggestivo ricco di ometti di pietra che qui non fungono da segnavia ma semplicemente decorativi.
Terminata l’ammirazione dell’ambiente,si affronta il tratto della Via ferrata che prima del rifacimento era sicuramente il più impegnativo di tutto il percorso e questo sia per la qualità della roccia poco appigliata e per la frequenta probabilità di trovarla umida. Ora,naturalmente,dopo l’inserzione delle nuove attrezzature il giudizio è cambiato e da ciò ne consegue l’eliminazione della deviazione “facile” che permetteva l’aggiramento di questi passaggi. Si attacca il cavo e dopo un breve salto su roccia levigata si incontrano da subito alcune staffe che “accompagnano” fino alla vicina Madonnina all’interno di una grossa nicchia nella roccia con tanto di libro delle firme ma ciò non significa la fine della via attrezzata anzi,si riparte traversando in diagonale ,si piega a destra per aggirare un esposto spigolo tondeggiante e levigato ma fortunatamente attrezzato con 2 staffe metalliche e si guadagna la partenza dell’ultimo “tiro” di cavo della Rio Secco presso la “Grotta della Mariota” 520mt . In termini di verticalità ed esposizione,quest’ultimo tratto ,è il più “tosto” dell’intero percorso attrezzato,sicuramente meno,in termini di difficoltà. Si inizia nei primi metri con 3 nuove staffe ,poi si “cercano” gli utili appoggi presenti nei pochi metri di parete libera da staffe per poi ritrovarle ed uscire così piuttosto agevolmente dalla placca terminando,dopo un breve e facile traverso ,la Via ferrata a quota 580mt.
DISCESA
Ci si incammina nella boscaglia su comodo ed a tratti ripido sentiero per circa 5′ fino ad un bivio presso il quale una segnaletica indica a destra l’eventuale prosecuzione per la zona del Cadin Alto e rifugio Sauch mentre a sinistra il rientro a valle tramite sentiero n.489 e poichè tale ritorno è a tratti attrezzato è consigliabile mantenere indossata l’imbragatura. Inizialmente il ritorno avviene su sentiero lievemente in discesa ma dopo alcuni minuti,a sinistra,piega notevolmente verso il basso facendo perdere rapidamente quota (attenzione in caso di fondo bagnato!) ed incontrando,come anticipato,nella prima metà alcuni brevi tratti attrezzati con fune ed una scala ; il percorso,a tratti abbastanza esposto,porta nuovamente a valle in circa 40′.
Importante una nota riguardante questa ferrata: nonostante il nome “Rio Secco” può accadere,che dopo un periodo,anche breve,di intense piogge il rio sia nuovamente attivo ovvero vi si trovi un normale corso d’acqua al suo interno. Generalmente anche in queste condizioni è percorribile ma con le dovute attenzioni.
FERRATA FAVOGNA
Al casello autostradale S.Michele all’Adige -A22- uscire e proseguire in direzione Salorno e successivamente Roverè della Luna della Luna. Oltrepassare quest’ultimo ed al bivio Caldaro-Salorno (poligono di tiro) proseguire a sinistra per il primo dove dopo circa 4km si trova lungo il margine sinistro della strada il cartello indicante la via ferrata della Favogna ma attenzione che il posto auto è ridotto.
AVVICINAMENTO
Il sentiero conduce ripidamente all’attacco in 10′, anzi, alcune decine di metri prima dell’attacco vero e proprio si superano pochi metri di facile roccia con l’ausilio di un cavetto oltre il quale si può apprezzare un bel panorama sulla Piana Rotaliana . In un nascosto anfratto troviamo poi la targa indicante l’inizio della ferrata-Alpenverain 1976.
LA FERRATA
Subito il punto più impegnativo della ferrata rappresentato da un camino verticale di una decina di metri superabile grazie a cavo, staffe e vari appigli naturali . Dopo questo brusco “salto” verticale, che può impensierire i più inesperti, ci si addentra in un canale con presente parecchio materiale detritico e ciò ne raccomanda attenzione nella progressione visto che siamo ancora sulla linea d’attacco della Via. Dal profondo solco se ne esce sulla sinistra -freccia rossa- e dopo pochi passi nella vegetazione ci si trova di fronte alla grande placconata che si supera tramite una comoda serie di staffe metalliche , alle quali ci si assicura direttamente non essendom presente il cavo metallico, eccetto i primi 2mt dove bisogna affrontare 2 passaggi in arrampicata -I° grado- abbastanza facili.
Dalla placca si esce a destra, si percorre una breve cengia panoramica , e si raggiunge una vicina scala inclinata che permette di raggiungere rapidamente il margine superiore della parete. A destra, si scavalca un intaglio attrezzato con cavo e si prosegue lungo un breve sentiero tra arbusti per scendere leggermente in una stretta gola attrezzata dove parte la seconda scala stavolta leggermente strapiombante al termine della quale si procede poi lungo alcune facili roccette dove il cavo viene utilizzato come scorrimano. Si rimonta il solco seguendo la fune sulla destra , su roccia più solida rispetto al fondo del valloncello. Poco oltre traversiamo verso destra una paretina esposta fino al termine del primo settore di ferrata, in coincidenza dello splendido terrazzo panoramico soprastante (550mt – grande vista sulla Val d’Adige e sulla Paganella – 45′ dalla partenza). Dopo una eventuale pausa si riparte percorrendo un lungo sentiero , a tratti boschivo, di trasferimento in direzione della grande parete giallastra che ci sovrasta raggiungendo circa quota 900mt. Inizialmente la si aggira, alla basa, verso sinistra con il sentiero che si riduce ad una cengia rocciosa, poi si entra in una profonda fessura che si trova improvvisamente sulla destra e, sovrastati da imponenti strapiombi , si rimonta la parete con percorso che traversa continuamente verso destra arrivando ad un pulpito presso il quale si trova il libro delle firme – 980mt. Nonostante il libro la Via non è ancora terminata in quanto per raggiungerne la fine è necessario aggirare uno spigolo piuttosto esposto ma di difficoltà contenute e quindi superare alcune roccette che si “fondono” parzialmente nella boscaglia . La ferrata è finita, bisogna solamente spendere ancora un pò di fiato per superare un ultimo tratto di sentiero fino ad entrare nel bosco di Putzwald dove una precisa e continua segnalazione del sentiero porta in circa 30′ alle prime case del piano sommitale di Favogna-1100mt.
DISCESA
Terminata la ferrata (quando dal sentiero si vede il Lago Caldaro), si prosegue lungo il sentiero segnato bianco-rosso AVS (sulla carta Tabacco è segnato come K) che porta all’interno del bosco prima con una leggera salita poi in discesa, si passa in una gola attraverso il bosco alla cui sinistra si vede una casa e alcuni recinti e poco più avanti sulla sinistra una malga in cattivo stato di conservazione e un’insegna commemorativa scritta in tedesco. Proseguendo si sale di fianco alla casa e si arriva a un piccolo borgo di case, su strada asfaltata (una delle quali ha due meridiane), si scende per 5′ poi sulla sinistra della strada si incontra un cartello indicante See- Lago e segnavia (3) si prosegue in questa direzione e si arriva di nuovo ad una strada asfaltata dalla quale si scende a sinistra e si arriva dietro al ristorante Plattenhof. Dal Plattenhof si prosegue a sinistra sempre su strada asfaltata sino ad arrivare a Favogna di Sotto dove inizialmente troviamo delle case e a sinistra l’edificio dei vigili del fuoco, invece sulla destra più avanti si scorge il lago e la chiesa. Proseguendo la strada asfaltata segnata come sentiero 519 per un breve pezzo (circa 1km), dopo di che si arriva a un bivio, proseguire a destra dove si trova un cartello indicante la via più breve per Roverè della Luna: il sentiero 502B per circa 1.30h. Poco più avanti si trova una piccola cascatella, la si attraversa con un ponticello e il rio rimane così alla nostra sinistra per il primo tratto della discesa. Scendendo si perde velocemente quota, fino a d arrivare ad un punto nel quale incontriamo 2 metri di roccette facili in discesa,avanti 10 metri ci si rincontra con il rio e lo oltrepassiamo come da indicazioni guadandolo solo per un metro e mezzo ( due salti). Seguiamo il sentiero 502B e ci ritroviamo alla destra del rio e tra i vigneti a monte di Roverè. Scendendo si incontra una strada asfaltata un cartello indica Friederich -390mt- e un ponte ci riporta a sinistra del rio fino a Roverè. E’ necessario oltrepassare l’intero abitato per poi raggiungere, in circa 4km di strada asfaltata, l’auto – 40′.
CONSIDERAZIONI
Parcheggiando, è possibile decidere se avere l’auto più comoda all’andata od al ritorno, nel secondo caso bisogna oltrepassare Magrè. Lasciata l’auto è necessario però ridiscendere in paese e dirigersi verso l’attacco come descritto nella relazione. Arrivati in cima alla ferrata e percorso il bosco, quando si giunge sulla strada asfaltata e 200mt prima del ristorante Plattenhof a sinistra c’è il sentiero di rientro per Magrè che può essere considerata come seconda alternativa di rientro rispetto alla prima per Roverè della Luna.
TORRE DI VISIONE
Appena a sud della chiusa di Salorno, la valle si allarga, formando la più grande pianura di tutto il Trentino nell’area alluvionale del Noce, che scorre da ovest da Nonsberg all’Adige. Questa pianura, detta “Piano Rotaliana”, è stata teatro di numerose grandi battaglie in epoca storica, ad esempio tra Longobardi e Franchi.
Oggi la pianura, quasi interamente ricoperta di vigneti, è nota per la coltivazione dell’uva Teroldego, vitigno autoctono che rappresenta quasi il 10 per cento della produzione vinicola trentina. La lunga tradizione vitivinicola della pianura è testimoniata da un ritrovamento casuale durante la costruzione della nuova Cantina Sociale Mezzocorona nel 1988. A quel tempo furono scavate diverse parti dell’edificio che, in connessione con i resti di legno di vite e un accumulo di una grande varietà di semi d’uva, diedero l’impressione di una viticoltura. Questi reperti risalgono all’inizio del IV secolo.
Itinerario
Da Mezzocorona (219 m) si esce dal paese in direzione di Nonsberg. Nel punto in cui la strada conduce dietro un’acuta sinistra svoltare a Noce, a destra sulla vecchia strada provinciale a nord-ovest. Sulla riva nord dell’ampio corso d’acqua del Noce fino a poco dietro gli ultimi vigneti sul lato destro della strada. All’indicazione lignea “Torre di Visione” svoltare a destra nel bosco e proseguire in salita lungo un sentiero inizialmente trascurato. Dopo aver mantenuto la destra per due volte, si arriva ad un percorso più ampio e ben tracciato, che si segue essenzialmente a sinistra, sotto una linea elettrica.
Dal parcheggio alla rotonda di Rocchetta si imbocca il sentiero 516 B. Seguirlo sulla destra e attraversare fino a una rampa prominente. Si sale ripido su questa rampa in ampi tornanti fino all’insellatura a nord della Torre di Visione. Da qui a sinistra, in pochi passi, si raggiunge il belvedere nord-ovest. Una piccola sella conduce attraverso il punto più alto (661 m) alle piattaforme panoramiche a sud-est. Ritorno come salita.
SENTIERO E5
Il sentiero Europeo E5 è un sentiero che dalla costa dell’Atlantico in Bretagna (Francia) attraversa le Alpi passando per Svizzera, Germania, Austria e raggiunge l’Italia terminando secondo progetto a Venezia. Il percorso totale è di 3.200 km.
Attualmente il tratto Verona-Venezia non è definito, per cui il sentiero termina all’arena di Verona.
La parte più comunemente percorsa è quella che dal Lago di Costanza (CH) raggiunge Verona: un percorso di 600 km per il quale sono mediamente necessari, per un buon camminatore, circa 30 giorni di cammino.
Tale tratto fu definito da Hans Schmidt di Sonthofen e realizzato, interconnettendo sentieri esistenti, dalla Federazione Europea Escursionisti che lo inaugurò il 2 luglio 1972.
L’E5 arriva in Val di Cembra proveniente da Salorno-Cauria (Parco Naturale del Monte Corno) e raggiunge il Passo Valdonega. Prosegue verso Sud-Ovest mantenendosi sullo spartiacque Val d’Adige-Val di Cembra fino a raggiungere il Rifugio Potzmauer.
In questo tratto l’E5 passa vicino ai biotopi Laghetto di Vedes e Paluda la Lot: due torbiere originatesi dal riempimento di una antica conca lacustre scavata nella roccia porfirica dai ghiacciai quaternari.
Dal Rifugio Potzmauer si ha la possibilità di scendere verso i Masi di Grumes e quindi a Grumes.
L’E5 prosegue verso Verona puntando verso il Lago di Valda, il Lago Santo, Cembra, Faver, Piramidi di Segonzano, Altopiano di Pinè, Levico, Luserna, Rifugio Lancia, Passo delle Fugazze, Erbezzo, Montecchio, Verona.
SENTIERO ITALIA
Il Sentiero Italia, rete di percorsi che attraversa l’intera penisola, è stato realizzato dal Club Alpino Italiano per far conoscere le zone montuose meno note, ma comunque piacevoli ed interessanti.
In Trentino Alto Adige il Sentiero Italia è diviso in settori. Il terzo settore inizia a Salorno, segue la Valle dell’Adige ed un tratto del Sentiero Europeo E5, s’inoltra nel Parco del Monte Corno posto a confine con la Valle di Cembra e prosegue per la Valle di Fiemme.
L’undicesima tappa compresa nel terzo settore riguarda esclusivamente la Valle di Cembra.
Punto di partenza è il Lago Santo sopra Cembra (1192 m).
Seguendo il Sentiero Europeo E5, attraversando fitti boschi di notevole interesse naturalistico, si giunge al Passo Zise, dove si può godere di un ampio panorama sui vigneti della bassa Atesina, sul Lago di Caldaro, sul Passo della Mendola in Valle di Non e sui Monti Salentini.
Proseguendo l’itinerario si arriva poi al rifugio Potzmauer. Da qui, proseguendo per l’E5 si costeggia la torbiera del Vedes per proseguire verso il Monte Orso ed arrivare a Cauria in provincia di Bolzano.
La tappa successiva porta in Valle di Fiemme da dove poi si prosegue per la Catena del Lagorai.
Itinerario undicesima tappa:
Lago Santo (1195 m)- Lago del Vedes (1496 m)- Cauria (1328 m)
Tempo di percorrenza: 4,15 h
Punto di partenza: Lago Santo
Punto di arrivo: Cauria
Dislivello: 301 m
Punti di ristoro: Lago Santo, rifugio Potzmauer
Da vedere
Lago Santo, Passo Zise, i vigneti della Valle di Cembra, lago di Vedes, Sentiero Dürer Nel 1494 il pittore Albrecht Dürer fece il suo primo viaggio in l’Italia con destinazione Venezia per apprendere la pittura italiana. Dopo essere passato per il passo del Brennero, giunto ad Egna fu costretto ad abbandonare la Val d’Adige a causa dello straripamento del fiume Adige (cosa che a quei tempi avveniva frequentemente, data la mancanza di argini) e proseguire per un percorso alternativo. Seguendo un antico sentiero, da San Floriano (Egna) passò per Pochi, per il Passo del Sauch e dopo il Lago Santo discese verso Cembra, Faver, con destinazione Segonzano. Questo percorso storico, ripristinato di recente e conosciuto oggi come “il sentiero del Dürer” fa rivivere, a chi lo percorre, le emozionanti scoperte paesaggistiche dei viandanti di un tempo.
Per ulteriori informazioni : www.durerweg.it
Credits: Foto di Trentino Sviluppo Spa e Fernando Tait.
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